Intervista a Donatella Cinelli Colombini.
Donatella Cinelli Colombini, a cui è stato assegnato il Premio Celli 2016, è un nome importante nel mondo del vino nazionale e internazionale. Nel 1998 ha avviato un innovativo progetto imprenditoriale riunendo in un’unica squadra tutta femminile le molteplici figure manageriali per fondare l’azienda vitivinicola “Casato Prime Donne”. In una meravigliosa tenuta di famiglia a Montalcino, è nato questo lungimirante progetto imprenditoriale che si è imposto all’attenzione del pubblico mondiale anche per altre attività che uniscono cultura e turismo. Una di queste è l’istituzione del Premio internazionale “Casato Prime Donne” che annualmente viene assegnato ad una donna che ha saputo valorizzare e difendere i diritti e la dignità femminile e che quest’anno è stato appannaggio di Chaimaa Fatihi, giovanissima pacifista araba. Parallelamente al Premio principale vi sono riconoscimenti anche nel campo dell’arte, ed altre iniziative, come quella del trekking tra le vigne del Brunello, in mezzo ad opere di arte contemporanea. Si tratta di un esempio unico di un progetto che sviluppa un entusiasmante rete di connessioni tra la cultura, l’enogastronomia, lo sport e la natura, con l’unico scopo di valorizzare il nostro territorio e i rapporti umani che si legano ad esso.
In precedenza Donatella Cinelli Colombini, è stata la promotrice del “trekking urbano” e della fortunata iniziativa denominata “Cantine aperte”. A lei abbiamo ci siamo rivolti per qualche domanda su questi importanti temi, quanto mai essenziali per una ripartenza culturale ed economica di tutta l’area senese,
Il mondo del vino per lungo tempo è stata una dittatura maschile, ma negli ultimi venti anni si sta tingendo sempre più di rosa, con un aumento della presenza femminile in tutti i settori dalla produzione al commerciale, dal marketing al mondo dei sommelier, lei, con la sua azienda, rappresenta probabilmente l’esempio più esaltante. Come valuta il bilancio di questa scelta dopo quasi vent’anni?
Le mie due cantine – Casato Prime Donne a Montalcino e Fattoria del Colle a Trequanda – stanno ottenendo dei successi commerciali e di critica enologica superiori a ogni attesa. Proprio in questi giorni mi preparo ad andare a New York per partecipare alla Wine Experience, una degustazione a cui vengono invitate solo 300 cantine scelte per qualità dei vini e prestigio. Per la mia giovane azienda trovarsi con Yquem, Romanée Conti, Penfolds … è come il realizzarsi di un bel sogno. Non immaginavo di riuscire a cogliere un risultato del genere e soprattutto non immaginavo di riuscirci così presto. Il merito è soprattutto delle persone che lavorano intorno a me, il team tutto femminile guidato dalla cantiniera Barbara Magnani, che fa delle mie cantine le prime in Italia con un organico tutto femminile. Quindi posso ben dire che la scelta di puntare sulle donne è stata vincente.
Lei non si è fermata al mondo del vino ma ha legato con eccezionale preveggenza, questo settore. al turismo ed alla gastronomia, legandosi anche in questo caso a donne di talento. Qual è, secondo lei il valore aggiunto, la novità che una presenza femminile immette in questi settori tradizionalmente maschili?
In questo momento sono la presidente dell’associazione nazionale Donne del vino e quindi mi trovo in un punto di osservazione privilegiato sull’enologia al femminile. Le donne dirigono circa un terzo delle aziende agricole italiane, si tratta per la maggior parte di imprese piccole o piccolissime ma nonostante questo, il business che ingenerano è superiore alla quota di strumenti produttivi messi a loro disposizione. Questo perché le donne sono più flessibili e hanno saputo rispondere alle difficoltà della recente crisi economica diversificando le attività e applicando uno stile di management meno accentrato e rigido di quello maschile. Le donne sono particolarmente capaci nei settori in cui le cantine italiane sono più deboli: il commerciale e la comunicazione. Per questo un’espansione, verso le stanze dei bottoni, della presenza femminile nel mondo del vino, non può che essere utile all’intero comparto.
Insieme al progetto enologico “Casato prime donne” esiste anche il Premio collegato a questo nome (già “Premio Barbi Colombini”) che annualmente viene assegnato ad una donna che ha saputo valorizzare la presenza femminile nella società moderna, oltre ad altri premi legati all’informazione ed alla divulgazione del territorio. Insomma, non manca proprio niente: arte, cultura, cibo, vino e valori sociali. E’ questa la sua filosofia di vita?
La filosofia della mia vita assomiglia alla frase “chi visse solo per sé non visse mai” a me piace condividere e usare la creatività per creare nuove opportunità per me e per gli altri. Ho avuto la fortuna di creare dei modelli vincenti: nel turismo del vino nel 1993, nel trekking urbano nel 2002 e ora, spero nell’enologia al femminile. Ho inventato la Festa delle Donne del vino, una giornata che avrà luogo il sabato precedente all’8 marzo di ogni anno. Nel 2016 stata realizzata sperimentalmente in Toscana mentre dal prossimo anno avrà valenza nazionale e porterà le “wine lovers” nelle cantine, nei ristoranti, nelle enoteche per partecipare a momenti dedicati proprio a loro. Insomma parlerà di vino in modo nuovo da donne a donne.
Il territorio di Montalcino fa sempre da scenario a queste meravigliose iniziative, un po’ di ispirazione l’avranno sicuramente data…
Certo Montalcino è sempre stato all’origine dei miei progetti e anche il luogo in cui li ho sperimentati.
In un momento nel quale molti giovani sono costretti ad andare all’estero per vedere una certa gratificazione rispetto a ciò che hanno studiato, una imprenditrice a tutto tondo come lei, cosa potrebbe consigliare per far tornare un po’ di ottimismo in una gioventù italiana così sfiduciata?
Fare esperienze all’estero, per un giovane, può essere estremamente formativo, non va preso necessariamente come una penalizzazione. E’ vero che l’Italia non premia i talenti, ed è vero che gli sbocchi occupazionali sono pochi e spesso poco stimolanti per chi ha voglia di fare e di migliorarsi, ma è anche vero che il territorio senese, per chi si occupa di vino e di attività afferenti al turismo, è un tessuto privilegiato per iniziare la carriera oppure per arrivare al successo. Tuttavia questo richiede la disponibilità a competere con giovani di tutto il mondo che desiderano cimentarsi in questi settori e in questo nostro territorio, per cui è impossibile vincere la sfida senza un grande spirito di sacrificio e anche la disponibilità di trascorrere all’estero una parte del proprio percorso professionale. Alla fine dico ai giovani senesi, non abbiate paura, accettate le sfide perché ce la farete!
Giovanni Gigli