Le Contrade, deboli per sopravvivere

Sulle origini delle Contrade e sul loro determinarsi attraverso i secoli, seppure, per fortuna, non mancano, ricerche storiche sempre più approfondite, da un punto di vista socio-antropologico al contrario, non si registrano studi e approfondimenti degni di rilievo, che indubbiamente richiederebbero tempo e competenze specifiche.
La comunità-contrada senese, oltretutto, non ha corrispettivi simili in nessuna parte d’Europa e pertanto risulta un unicum straordinario per continuità e capacità di evolversi e adattarsi alle diverse circostanze politiche e amministrative che si sono avvicendate nei secoli. Gli elementi che probabilmente hanno favorito questa prodigiosa longevità sono da individuarsi, da una parte, in una costante instabilità di inserimento in un contesto istituzionale preciso e dall’altra dalla spinta interna prodotta dall’ideologia dell’onore e dalla forte aspirazione al raggiungimento del prestigio attraverso le feste ed i cortei solenni (quello in onore dell’arrivo a Siena della Principessa Violante di Baviera ne 1717 fu particolarmente significativo), autodeterminandosi in tal modo all’interno della città e poi attraverso il palio nella competizione con le altre consorelle.
In particolare appare chiaro che, la Contrada, non essendo mai stata inserita in un contesto istituzionale ben definito, sviluppando un “patriottismo depoliticizzato”, ha potuto uscire indenne da tutte le vicende politiche che avrebbero potuto in altro modo decretarne la fine. Al suo interno la forte componente corporativistica ha tenuto insieme un tessuto sociale costituito da classi popolari, nobiliari e borghesi, in maniera stabile dalle sue origini ad oggi. E’ stato un lungo cammino costituito anche da conflitti e contrasti sia interni che esterni (con l’autorità ecclesiastica, l’autorità governativa, le compagnie laicali) ma le Contrade hanno trovato nel proprio corpo sociale la necessaria vitalità e determinazione per superare tutti gli ostacoli, compresi quelli legati all’espansione urbanistica avvenuta negli ultimi 60 anni e che potevano metterne in seria crisi le fondamenta.

Essendo nate come comunità territoriali ed avendo sempre avuto nel proprio dna una costante attenzione all’accrescimento della propria presenza, sia in termini di residenza dei protettori che di acquisizione immobiliari finalizzate soprattutto all’edificazione di sedi museali e di culto, si sono potute sviluppare come un organismo pubblico -istituzionale – territoriale riconosciute ufficialmente anche dallo Stato italiano (venuto dopo i Medici, i Lorena, i Savoia). Vale per tutti la famosa “legge speciale” per Siena che destinò alle Contrade circa un terzo del finanziamento. A questo riconoscimento però non si è mai legata un’ azione di intervento diretto nella politica cittadina seppur vi siano stati tentativi che sono sfociati, il più delle volte, con deliberati di sensibilizzazione rivolti all’autorità cittadina, o attraverso il progetto di coinvolgere il mondo contradaiolo nella formazione di una lista civica nei primi anni del dopoguerra.

In tempi moderni l’indipendenza delle contrade dalla politica è stata rafforzata dall’azione del Conte Guido Chigi Saracini, rettore del Magistrato delle Contrade dal 1927 al 1964 ed anche dalle posizioni espresse da Giulio Pepi all’interno del Comitato Amici del Palio. E’ Ilio Bocci, sindaco di Siena dal 1946 al 1956, a gettare il ponte del dialogo con le Contrade riuscendo a creare quel delicato rapporto di protezione e collaborazione che tuttora ne regola le relazioni.
Se volessimo adesso azzardare una qualche riflessione sul mondo contradaiolo contemporaneo nelle sue dinamiche interne di relazioni umane e legami territoriali non possiamo che ripartire dal fenomeno del suo successo di modello sociale e dal sua irrisolta debolezza di incidere nelle vicende cittadine ed in quelle legate al Palio.
Sono lontani i tempi nei quali la stampa ottocentesca locale si scagliava contro le contrade, viste come ricettacoli di persone fanatiche e di poca moralità, adesso l’orgogliosa forza identitaria è la linfa vitale di un organismo che può offrire un ambiente socialmente sicuro ed educativo. Negli ultimi anni nelle Contrade, non si è sviluppata solo la parte ludico-gastronomica che comunque rimane preponderante, ma anche il “terzo settore” della solidarietà accompagnato da iniziative di divulgazione culturale o di riscoperta della nostra storia più recente, coinvolgendo gli stessi anziani contradaioli quali testimoni di un racconto contradaiolo che rivive attraverso i ricordi e gli affetti del passato.
“Non sarei senese e tantomeno contradaiolo se non mi guidassero la memoria e la sacralità delle emozioni.” Così si descrisse con emblematica semplicità, Giulio Pepi, e nei secoli è stato questo fondamentale sentimento che ha guidato gli uomini e le donne senesi.
Solo un osservatore disattento può mettere in risalto le occasioni di festa e convivialità, paventando una graduale perdita di identità storica unita ad una scomparsa delle relazioni intergenerazionali. Le occasioni di incontro nelle commissioni di lavoro, o nel disbrigo delle quotidiane mansioni mettono in relazione giovani e anziani costantemente. Allo stesso tempo, l’uso dei social network in chiave contradaiola, invece di considerarla una straordinaria occasione di divulgazione e comunicazione moderna, spesso è vista dagli stessi dirigenti, come un elemento di disvalore, cercando di mettere in risalto solo la parte negativa. Conoscenza, approfondimento, scambio di opinioni possono benissimo trovare una fertile vivacità con questi mezzi di comunicazioni, anche per coloro che per ragioni familiari o lavorative vivono fuori dalla città.
Molte Contrade negli ultimi anni sono riuscite lentamente ma con costante impegno dei dirigenti ad affiancare alle attività più ludiche e goderecce, molte iniziative di riferimento e di ricollocazione dei valori storici ed affettivi della Contrada. Il luogo rione, quello della quotidianità delle relazioni, come sappiamo bene, si è trasformato in vari luoghi per il contradaiolo: in primo piano vi è la Società, poi i luoghi di lavoro dell’economato, della segreteria e luoghi esterni come il Campo Scuola per i più piccoli, o occasioni come la Marcia Siena Montalcino, i corsi di cucito per le bandiere, le attività sportive e molte altre. Volendo potremmo aggiungere anche spazi particolari come una sala ospedaliera in occasione delle giornate collettive per donare il sangue oppure i locali della residenza per anziani Caccialupi, il Campansi, Casa Clementina, Le Bollicine, in cui le Contrade fanno visita e organizzano lieti momenti di festa e iniziative comuni. Lentamente la contrada sviluppa il proprio territorio di azione modellandolo anche al di fuori dei propri confini, sempre in contesti che possano far coesistere il lavoro per la contrada, l’educazione civile, i continui richiami storici all’identificazione, con l’orgoglio dell’appartenenza.
Il modello Contrada assume in questo modo il valore di riferimento all’interno della famiglia contradaiola. E’ tale la forza di attrazione che può rischiare di divenire un limite per lo stesso giovane, che si trova ad investire le proprie ambizioni ed il proprio talento per la costruzione del proprio futuro al di fuori della Contrada e di Siena.


Ma tutto segue una ben precisa linea. Perchè in questa ottica, non è difficile ipotizzare che anche la sfida futura della Contrada imponga una proiezione su scala internazionale, una visione non più limitata alla spazi territoriali di riferimento ma che possa allargare una rete di relazioni con persone ed enti esterni, con le giuste affinità socio culturali, per accrescerne il prestigio e guadagnarsi quel riconoscimento che le compete. Questo ambizioso progetto di ridefinizione della comunità-contrada in un contesto di più ampio respiro, come facente parte delle storiche radici europeistiche di Siena e della suo immenso valore culturale è ancora uno spazio tutto esplorare ma necessario per costruire una rete di amicizie e di relazioni. Il rifiuto di partecipare al compleanno della Regina a Londra, in questo senso, è stata, a mio giudizio, una grande occasione persa.
Infine è paradossale notare come, se da una parte la Contrada ha enormemente aumentato il proprio prestigio e la propria dimensione socio-relazionale all’interno della città – sia in termini di rappresentatività che in termini di modello comportamentale per i singoli appartenenti – nella realtà il suo incidere nelle decisioni cittadine ed il proprio rapporto con le autorità locali in funzione del Palio, abbia ancora forti elementi di debolezza.
Il costante riferimento all’unità decisionale del Magistrato delle Contrade al cui interno convergono diverse visioni ed interessi che finiscono per annullarsi, si rivela il più delle volte come un elemento di fragilità che non riesce ad influenzare in alcun modo il dibattito sui destini del Palio e della città. In un momento così particolare e delicato nel quale il Palio si trova, trascinato dalla modernità, a dibattere su temi che possono mettere in pericolo aspetti fondamentali della propria essenza unica e indeterminabile, le Contrade rimangono spettatori passivi più di quanto lo siano state nel passato.
Giovanni Gigli