La notizia, nota da un paio di mesi, della raccolta firma per un referendum “contro le manifestazioni storiche”, indetta dall’ “Associazione rispetto per tutti gli animali” esplode in questi giorni nei giornali senesi, creando fibrillazione e alimentare una polemica sulla sopravvivenza dellla nostra Festa che non ha nulla di concreto.
D’altra parte, la sintetica comunicazione apparsa sull’albo pretorio del Comune di Siena è alquanto fuorviante. Infatti il referendum non è “contro le manifestazioni storiche”, ma bensì si pone l’obbiettivo di abrogare una breve parte di un articolo di legge del 2004, che riguarda il maltrattamento verso gli animali.
Innanzitutto occrre ricordare che i referendum italiani sono abrogativi di una legge o di una parte di legge o semplicemente di un comma, e non esiste un solo articolo della legge italiana che regoli il Palio di Siena.
Ma allora di cosa si tratta? I promotori di questo referendum chiedono di sottoporre ai cittadini italiani il seguente quesito: «Volete voi che sia abrogato l’art. 19 -ter “Leggi speciali in materia di animali” delle disposizioni di coordinamento e transitorie del codice penale regio decreto 28 maggio 1931, n. 601, introdotto dall’art. 3 legge 20 luglio 2004, n. 189 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio”, limitatamente alle seguenti parole: “alle manifestazioni storiche e culturali” e “nonché dalle altre leggi speciali in materia di animali”?».
La legge in questione, che norma il maltrattamento verso gli animali in genere, all’articolo 3 recita infatti:
“Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II del codice penale non si applicano ai casi previsti dalle leggi speciali in materia di caccia, di pesca, di allevamento, di trasporto, di macellazione degli animali, di sperimentazione scientifica sugli stessi, di attivita’ circense, di giardini zoologici, nonche’ dalle altre leggi speciali in materia di animali. Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II del codice penale non si applicano altresi’ alle manifestazioni storiche e culturali autorizzate dalla regione competente.”
E allora andiamo a vedere cosa dice il famoso titolo IX bis del libro II del codice penale. Ebbene tale parte del codice penale dispone pene per reati di crudeltà contro gli animali:
“uccisione di animali per crudeltà”, “maltrattamenti ad animali e lesioni cagionate per lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche” “chiunque organizza o promuove spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie o strazio per gli animali”.
In pratica la legge del 2004 metteva un ombrello di protezione su queste norme per il settore della caccia, della sperimentazione animale e delle rievocazioni storiche . Ed è questo il motivo per il il Sindaco di Siena De Mossi nel 2019 decise di iscrivere il Palio nell’umiliante elenco delle rievocazioni storiche toscane, che, se passasse il referendum degli animalisti, (anche se pare impossibile) si rivelerebbe come un clamoroso autogol.
Ma per l’appunto il Palio di Siena non è una rievocazione storica e comunque per quanto riguarda l’eventuale abrogazione del “cappello protettivo” non avrebbe nulla da temere.
Il Palio non maltratta nè se sevizia animali, se sono rispettate tutte le norme di legge (compreso il famoso decreto Martini) come è accaduto fino adesso, non ha nulla da temere anche nel caso di successo del referendum. Se la legge del codice penale sul maltrattamento degli animali non fosse rispettata chi ha la responsabilità dello specifico reato di sevizie e maltrattamenti sarà giustamente punito, mi sembra ovvio. Per adesso sebbene vi siano state numerose denunce, nessun Tribunale italiano ha ritenuto che esistessero i presupposti per una condanna. E’ bene ricordare che la condanna penale è personale e non si può attribuire al Palio. Il Palio può essere abolito solo nel caso venisse promulgata una legge che prevedesse il divieto di utilizzo dei cavalli nelle competizione sportive o nelle manifestazioni come il Palio. Il Palio è passato indenne dai Tribunali Italiani anche prima del famoso “cappello protettivo” del 2004, – che adesso gli animalisti vorrebbero abolire – come nel famoso processo “Penna Bianca”-, pertanto in caso (molto improbabile) di successo del referundum torneremo ad una situazione ante 2004, quindi nulla da temere, se rispettiamo la legge (ed il cavallo) come abbiamo fatto fino ad oggi.
Govanni Gigli