Il Palio non perdona, il dio del Palio non deve essere sfidato.
E’ stato un Palio dove ha regnato la furbizia, l’interesse proprio, da parte di uomini di governo, di Contrada e di fantini che hanno pensato di prendersi beffa della nostra Festa, credendo che poi tutto si sarebbe aggiustato. E invece il Palio li ha puniti. E’ stato un Palio dove ognuno ha fatto come li pareva, secondo i propri interessi. Non mi piacciano determinati cavalli? Faccio in modo che non arrivino alla Tratta. Scoppia il mortaretto e dovrei fermarmi? Ma io continuo a provare ugualmente. Quel cavallo della Civetta non lo voglio vedere al Palio, gli animalisti ci potrebbero attaccare. Sai che faccio? Lo tolgo di mezzo. Voglio vedere il cavallo come entra di rincorsa. Sai che faccio? Provo una mossa falsa. “Il mossiere l’ho scelto io e sarete voi a giudicarlo” (conferenza stampa del 2 luglio mattina). “Il mossiere lo hanno scelto i Capitani” (dopo Palio). Fermiamoci qua, per carità.
Ma davvero quando parliamo di Palio crediamo di poterlo usare a nostro piacimento, nascondendoci dietro parole di circostanza senza assumersi nessuna responsabilità, scaricando sempre ad altri le gravi conseguenze delle proprie decisioni sbagliate?
Siamo arrivati al Palio post covid, dopo due anni di interruzione, senza una guida, questa è la triste verità. Perchè il Sindaco che ha puntato sul Palio per acquistare il consenso dai senesi, organizzando una carriera a fine ottobre, piegando secondo il proprio desiderio il Regolamento, aveva già teso una sfida al Palio stesso. E il Palio non perdona. Inutile ricordare quello che tutta Siena sa bene perchè siamo un piccolo paese dove tutti si conoscono: il nostro Sindaco si è avvicinato alla nostra Festa “da grande” senza le basi, si dice comunemente. E allora si deve riconquistare in poco tempo tutto ciò che non si potuto o voluto vivere seguendo tutto il percorso che guida la crescita del contradaiolo.
In una visione personalistica della gestione della nostra Festa non ha mancato in diversi episodi, di evidenziare un carattere per nulla empatico, forgiato da una continua richiesta di essere rispettato in virtù del mandato cittadino. Ma l’autorevolezza ed il rispetto sono valori che si conquistano e non si richiedono a prescindere. E i senesi possono avere molti difetti ma non tollerano molto di essere comandati a bacchetta. Guidati sì, con giudizio, diplomazia, buon senso e ragionamenti ma non con l’autorità fine a se stessa. Mi torna sempre in mente l’atteggiamento di sfida imposto ai contradaioli della Civetta, con lo sguardo teso, diretto verso dei senesi delusi, amareggiati da un’esclusione ingiusta come a dimostrare con forza una presunta superiorità morale.
Ma i pezzi si erano già persi per strada e adesso mi domando davvero chi gli sia rimasto vicino per consigliarlo e riannodare i fili di una fiducia cittadina ormai perduta, in vista del prossimo Palio di agosto. Forse il dio del Palio potrà concederci un’indulgenza, forse potrà illuminare l’oscurità tenebrosa del Palazzo. Lo spero per il bene di Siena, di noi contradaioli che da ragazzi non si andava al mare i giorni del Palio.
Giovanni Gigli