L’Italia si colloca agli ultimi posti della classifica europea dell’integrazione digitale (DESI – (Digital Economy and Society Index) e non è un caso che una buona parte del “Piano nazionale di ripresa e resilienza” promosso dal governo italiano nel quadro del programma dell’Ue chiamato “Next generation UE”, sia assorbito dal potenziamento digitale del nostro paese.e pensiamo a settori come la scuola, i trasporti, il lavoro, e soprattutto la sanità, la pandemia non ha fatto altro che mettere in luce questo profondo ritardo e solo dove si era investito con infrastrutture digitali adeguate si sono verificati meno problemi nella gestione di una crisi dalla quale dovremo trarne insegnamento per rendere l’Italia un paese moderno ed efficiente.
Più digitale significa anche più ecologico, più attento a distribuire i servizi essenziali, più rapido nelle risposte alle esigenze dei cittadini.
In questo quadro generale, secondo un recente report curato dalla società di consulenza “Ernst Young”, la provincia di Siena si colloca agli ultimi posti in Toscana e, a livello nazionale, nella parte bassa della classifica. Il report è stato pubblicato dal Corriere della Sera nelle pagine economiche regionali di luendi 18 gennaio ed è consultabile al link: https://www.ey.com/it_it/news/2020/12/digital-infrastructure-index
Lo studio si basa sull’efficienza dei servizi digitali in rapporto con il tessuto produttivo della provincia. Trenta indicatori classificati attraverso tre differenti categorie: connettività fissa, connettività mobile e wi-fi, e tecnologie “IoT” ovvero internet legato agli “oggetti” che possono essere rappresentati, da un semaforo, da un cassonetto della spazzatura, dal trasporto pubblico, da macchinari industriali etc.
In questo studio il punteggio maggiore lo raggiungono le provincie la cui struttura digitale maggiormente valorizza il particolare sistema produttivo della zona. In testa alla classifica ci sono Genova, Milano, Roma, Bologna, Firenze, Torino, Napoli ed anche Prato. La provincia di Siena è in 62.a posizione prima di Messina e dopo Foggia. Per la Toscana, subito dietro di noi si collocano Arezzo e Grosseto.
Da un punto di vista pubblico è facile ipotizzare come possa incidere positivamente una migliore infrastruttura digitale, che non è solo connettività ma anche storage dei dati, tecnologia legata agli oggetti e formazione di capitale umano. E’ ormai a tutti noto quanto la pandemia di questi mesi ci abbia confinato nelle nostre case legandoci al mondo esterno solo attraverso le comunicazioni digitali, che sia per lavoro, per una ricetta medica, per ordinare la spesa o per una semplice chiacchiarata.
Da un punto di vista sanitario, il flop del tracciamento, gli enormi deficit di elaborazione dei dati in molte delle Aziende Sanitarie italiane, e la mancanza totale di una struttura di tele medicina che possa mettere in collegamento anche solo il paziente con il dottore di base, hanno influito non poco nella lotta all’espansione dell’infezione del Covid-19.
Se pensiamo che l’economia della provincia di Siena si basa principalmente sul turismo (imprese ricettive e commerciali), sulla ricerca scientifica (TLS, GSK, etc) e sul settore agro alimentare è facile capire come il ritardo della connettività digitale possa rappresentare un vero e proprio ostacolo per lo sviluppo.
Ci sono purtroppo intere zone a sud e nord di Siena dove la banda larga non è ancora arrivata, dove, talvolta neanche il segnale del cellulare è presente. In alcuni casi, a questa carenza, ha cercato di rispondere in prima persona l’iniziativa privata di aziende legate a grandi gruppi industriali, ma la vera spinta al sistema produttivo della nostra provincia non può che farla una strategia di investimenti strutturali su larga scala.
Giovanni Gigli