La vita delle contrade si può schematicamente riassumere nella loro sequenza secolare individuandone le loro più evidente peculiarità. A metà del ‘500 il loro sviluppo, nel’600 la consapevolezza della loro esistenza si riflette nell’esigenza di redigere i primi processi verbali ed i capitali statutari, nel ‘700 la legittimazione istituzionale con il Bando di Violante di Baviera, nell’800 la definizione del ruolo come ente territoriale e aggregativo (nascita delle Società di Contrada) e la conseguente difficile convivenza con il potere politico che teme di vedere indebolito il proprio ruolo amministrativo, nel ‘900 il Palio incomincia ad assumere quell’importanza strategica ed essenziale per la vita delle contrade e per la città, tracciando la strada per una crescita senza freni che irrompe nel XXI secolo con una decisa volontà di sviluppo e autoaffermazione. In questo quadro, all’inizio di questo secolo, e, quindi, di una nuova fase, la Tartuca contemporanea, trascinata anche – ma non solo – dalle numerose vittorie del Palio, rappresenta senza dubbio un laboratorio fertile e produttivo dei valori fondanti della Contrada moderna.
L’analisi non può iniziare se non dal duplice rapporto tra il tartuchino con il territorio (il rione), ovvero un tipo di relazione intesa in senso “antico” e il tartuchino con la Società di Contrada, ovvero un tipo di relazione intesa in senso moderno. Su questi due ambiti la Tartuca attuale si presenta, senz’altro, con le carte in regola per vincere una sfida che, per altri, al momento, può apparire ancora incerta e piena di incognite, basti pensare al taglio pessimistico di quasi tutti gli interventi di un recente congresso organizzato dalla Contrada della Selva riguardante il futuro delle Contrade. Pessimismo, che forse trae origine anche da un modo di analisi dettato da situazioni contingenti, superabili con buona volontà e determinazione dei dirigenti, promosse, senza motivo, al ruolo di problematiche vitali.. Ma non è possibile ridurre la storia o i destini di una Contrada con quelli che sono i problemi di una crescita esponenziale verificatasi negli ultimi venti anni e che sono principalmente legati ai problemi giovanili e del rispetto nei confronti degli altri abitatori del rione. Altro tema ricorrente dei pessimisti è la perdita di quel mondo vernacolare e tipico idealizzato nella vita di Contrada “di una volta”Così come sarebbe riduttivo fare la storia delle Contrade attraverso la mancanza di figure di “riferimento” legate all’aneddotica popolare, spesso fruttodi ignoranza e povertà sociale. Il vincolo di appartenenza del contradaiolo tartuchino ha trovato forza negli ultimi venti anni in una ritrovata pace interna, in un deciso superamento della conflittualità interna degli anni settanta del XX secolo (episodio peraltro raro se non unico di divisione interna nella storia della Tartuca) che ha liberato potenzialità individuali messe a disposizione della collettività in modo costruttivo. Questo clima ideale ha generato molteplici effetti positivi fra cui la costruzione di una ritrovata forma di rispetto verso le figure più mature e verso gli stessi dirigenti. Ma non è tutto. L’aspetto più importante è quello sotto l’occhio di tutti. L’orgoglio di appartenere ad una Contrada come la Tartuca e la validità del proprio modello sociale, hanno generato un progressivo ritorno del contradaiolo nel rione. Lentamente, anno dopo anno, assistiamo ad un contro-esodo in termini di abitazioni e di attività commerciale gestite da tartuchini. Il controllo del territorio da parte di un ente associativo riconosciuto istituzionalmente come la contrada è importante soprattutto per accrescere il potere decisionale nei confronti dell’amministrazione politica della Città e per vedersi sempre più riconosciuto uno status di “piccola patria”. Un tema sul quale le Contrade debbono concentrare in futuro energie maggiori, così come auspicato cinquanta anni fa dal nostro Giulio Pepi. Negli ultimi anni i giovani tartuchini trentenni che si sono resi indipendenti dalle famiglie di origine, acquistano o affittano casa nella Contrada, ricostituendo quel vincolo territoriale perduto a partire dagli anni ’60 dello scorso secolo. Non è un fenomeno isolato: la quasi totalità delle attività di commercio e professionali che si trovano nel territorio della Tartuca sono gestite direttamente da tartuchini, così come questo Numero Unico è prodotto all’interno di una di queste. Un esempio di felice conicidenza (ma davvero lo è?) di spazio- rione con spazio-Società è rappresentata dal Prato di Sant’Agostino, luogo di crescita rionale per tantissime generazioni di tartuchini, che si affaccia davanti alla Società di Castelsenio, la casa moderna della nostra famiglia, il rione “artificiale” per molti bambini. Ma se, come è stato osservato, un tempo si diceva “scendo in Contrada” e adesso di dice “vado in Società” come a sottolineare l’emigrazione del contradaiolo, nella Tartuca un bambino può ancora dire “vado a S.Agostino” intendendo la contrada e dire “vado in Contrada” intendendo S. Agostino, ovvero il rione. Sono piccoli segnali ma significativi del cambiamento positivo che ha piacevolmente travolto la nostra contrada in questi ultimi anni. Nella Tartuca per fortuna, possiamo quotidianamente assistere in modo “indolore” anche ad un fenomeno contemporaneo che assilla il mondo contradaiolo, ovvero l’accoglienza del contradaiolo che “non è nato nel rione” e “non è rappresentante di nessuna famiglia storica”. Il fenomeno potrebbe, in altre condizioni ben meno felici, causare forti attriti e litigi interni. Ma la contrada moderna deve fare dell’accoglienza una risorsa positiva e, forte della propria storia e della propria identità, deve integrare “l’estraneo” nella vita sociale della famiglia-contrada e condurlo al rispetto dei riti e dei codici tradizionali. Nel 2010 non sono più ipotizzabile le restrizioni del ‘700 sui “nativi” e gli “abitatori”. La contrada, per proseguire il proprio sviluppo, deve seguire la trasformazione urbanistica della città, gli spostamenti demografici dei sui contradaioli ed anche le moderne relazioni sociali. Si può essere tartuchini per nascita, per residenza, per discendenza o, in ultima analisi per affinità o per relazioni sociali con un appartenente. I valori di cinquecento anni di storia, costituiscono un solido tetto nel quale accogliere chiunque possa identificarsi con quesi valori. Questo costituirà un punto di forza importante delle contrade per affrontare un futuro nel quale siamo “costretti” a confrontarci sempre di più su livelli di discussione sociologica dettati dal mondo esterno. Sulla formazione del contradaiolo del XXI secolo, occorre soprattutto considerare che egli, oggi, si forma soprattutto attraverso la frequentazione, rimanendo costantemente informato sulle vicende della Contrada e interagendo con gli altri attraverso iniziative, assembleee e momenti ludici. Da qui l’importanza anche dell’uso di nuovi linguaggi comunicativi come internet, le produzioni multimediali e le tecnologie legate ai cellulari che rappresentano nuovi contesti su cui immettere la trasmissioni dei nostri valori. Un altro problema che sembra preoccupare molti dirigenti di contrada è rappresentata dalla gestione di un’affluenza giovanile senza precedenti. Ma la frequentazione assidua di un numero considerevole di contradaioli, soprattutto giovani, è un valore da considerarsi positivo principalmente per ciò che significa in termini di fiducia per le singole famiglie che sono portate ad identificarlo come un luogo sano, dove sviluppare valori di proficua socialità, solidale partecipazione inquadrandolo in modello comportamentale di cui approfittare. Ciò non deve essere sottovalutato se consideriamo che ancora fino a metà del ‘900, essere un frequentatore assiduo della contrada poteva rivelarsi un disvalore per la carriera nell’ambito lavorativo. Nello stesso tempo aumenta, però, rispetto al passato, la responsabilità dei dirigenti che si ritrovano ad divenire da puri amministratori a educatori pedagogici, con tutte le incertezze e le difficoltà del nuovo ruolo. Si tratta comunque di una sfida avvincente che, lungi dall’essere motivo di abbandono o stress emotivo – come spesso traspare da talune dichiarazioni pubbliche – rientra a pieno titolo in quel graduale consolidamento del potere di rappresentatività che può godere la Contrada nei confronti dell’autorità esterna. Tanto più si è forti all’interno, tanto più lo si è all’esterno. Nella Contrada, ovvero nella Società, vi è la casa della famiglia, dove si mangia, si discute, ci si diverte e ci si ritrova “davanti al focolare”che sia la televisione oppure il moderno karaoke.Ogni componente generazionale deve vivere il momento di aggregazione sociale, al di fuori dei riti e delle liturgie del Palio, in modo sereno e seguendo anche i propri interessi nell’ambito dell’accrescimento della coscienza contradaiola della persona. Non è ambizioso affermare che nella Tartuca, all’interno della nostra Società, tutto questo succede ormai da molti anni e gli effetti sono visibili da tutti: centinaia di giovani che lavorano, prendono incarichi di responsabilità in collaborazione con le persone più mature, offrono la propria dote intellettuale, creativa e professionale in molti ambiti senza nessun interesse di sorta se non quello di accrescere il prestigio della piccola patria Tartuca. Francamente è difficile ipotizzare che questo prezioso meccanismo che s è messo in moto possa fermarsi o momentaneamente incepparsi. Di certo non accadrà se non cessarà l’unità familiare e la serenità con le quali vengono prese anche decisioni importanti con l’unico fine di collaborare tutti verso un unico bene comune, senza mai abbandonare quell’ “ideologia dell’onore” che ritroviamo scritta nei giuramenti del Priore e del Capitano. Sicuramente questo è il modo migliore per affrontare la nuova fase che vedrà le Contrade svolgere sempre di più un ruolo decisivo per il futuro del proprio rione, del Palio e della città nelle scelte amministrative del potere locale, facendo pesare un ruolo di rappresentanza territoriale rinnovato e maggiormente consapevole della propria forza rispetto al passato. Il paradosso di oggi sta dunque nel fatto, che mentre le Contrade si trovano in una posizione di straordinaria vitalità e originalità in termini di associativismo rispetto a tutte le altre realtà del mondo occidentale, ora, più che nel passato le Contrade con il Palio, si trovano ad dover rendere conto ad una parte di opinione pubblica mondiale, della propria esistenza, dei propri valori, del proprio cammino, quasi a dovere giustificare il fatto di essere ancora lì, dopo 500 anni.
Giovanni Gigli (dal N.U. del 16 agosto 2010 “13/12”)